For a post-plastic world: alla scoperta del principio attivo di tutte le nostre scelte
In questa edizione di Cosmoprof 2024 abbiamo sparso il seme dell’agricosmetica® ovunque il terreno fosse fertile, puntando i riflettori affinché, anche nel nostro settore, si rifletta sul futuro dell’ecosistema. Immersi – ma distanziati – nel mondo di chi come noi propone prodotti cosmetici, abbiamo scelto di mostrare ciò che ci è più caro: le nostre radici.
Alla base dell’identità di Oway, c’è una consapevole e costante volontà di mettersi in discussione.
Da questa necessità è iniziato tutto, dal senso di responsabilità produttiva sono partite molte piccole grandi rivoluzioni che, in fondo, non ci hanno portato così lontani da ciò da cui da sempre traiamo ispirazione: la terra.
Cosmoprof è una fiera internazionale, probabilmente la più autorevole e nota del settore cosmetico. Ogni anno accoglie centinaia di migliaia di visitatori, mettendo alla prova la capacità ricettiva di Bologna (che, fatalità, è anche la città dalle mille risorse in cui viviamo, innoviamo e produciamo).
Tra chi desidera esporre la propria interpretazione dell’essere produttori ci siamo anche noi, non convenzionali, a tratti dissonanti, disturbanti e provocatori. In fondo, ci siamo proprio per questo: per dimostrare che si possono proporre i massimi livelli di qualità ai professionisti di haircare e skincare anche – e soprattutto – riducendo il proprio impatto sull’ambiente.
Mostrarsi per raccontarsi: il viaggio esperienziale dei nostri stand
Per accompagnare le persone nel proprio mondo, le parole non sono l’unico strumento esistente.
E se è vero che Oway è un universo di valori tra loro comunicanti, che assumono forza e coerenza non appena se ne osserva l’effettiva concretezza, quale modo migliore potevamo scegliere se non costruire un percorso multisensoriale, immersivo e visivamente stimolante?
Prima di tutto, abbiamo disegnato la scatola. Nel primo caso una grande struttura specchiata, una casetta in legno, tanto ampia quanto distante dall’omologazione dei padiglioni interni, che riflettesse immediatamente all’esterno il messaggio di Oway.
For a post-plastic world, le nostre scelte per un mondo oltre la plastica.
E poi? Beh, abbiamo riempito di significato le nostre stanze, arredandole con i nostri valori.
Per l’universo skincare, invece, un satellite indipendente dal padiglione ospitante, un’oasi di benessere visivo e olfattivo colma di piante e aromi, per trasportare le persone nel nostro altrove biodinamico e nella nostra idea di consumo consapevole.
Nella frenesia di BolognaFiere, la calma e il richiamo della nostra Ortofficina
Se dovessimo chiedervi quale ambiente vi sembra più in controtendenza con il caos di una fiera, cosa rispondereste? Noi ci siamo detti che un campo agricolo, arroccato sulle colline bolognesi e disturbato solo dal suono della natura, fosse la pausa migliore da dedicare ai nostri visitatori ma, soprattutto, la vera prima esperienza diretta da far assaggiare, per conoscere la nostra agricosmetica.
Da Ortofficina arrivano i nostri estratti vegetali ricchi e concentrati, coltivati con metodo biodinamico. Sul suo terreno abitano i nostri animali, che contribuiscono alla salute e alla fertilità del suolo. Lì, dominano le fragranze pure e naturali dei nostri oli essenziali, unica profumazione ammessa nelle formule Oway. Lo scarto agricolo, lì, si trasforma in nuova risorsa per realizzare una carta: sono le nostre piante, all’inizio della loro seconda vita.
Tutto questo ha fatto capolino in stand.
Come? Tramite proiezioni, visori, installazioni materiche e corner interattivi, dove mettere alla prova il proprio olfatto indovinando gli aromi racchiusi nelle ampolle.
Dalla denuncia alla soluzione: il packaging secondo Oway
Secondo step del nostro viaggio in stand: la stanza del packaging.
Il regno della consapevolezza, dei numeri, della presa di coscienza per chi opera nel settore cosmetico professionale, ma anche la scenografia perfetta per fotografare – e fotografarsi – in compagnia dei nostri principali alleati.
Vetro e alluminio: gli ambasciatori del progetto Oway, i materiali naturali e infinitamente riciclabili che dal 2013 utilizziamo per realizzare il 100% dei nostri contenitori, evitando la plastica e invertendo la rotta del suo passaggio inquinante.
Da una parte, il pozzo senza fondo della presenza di plastica nell’ambiente, ancor più impressionante se amplificata su scala globale. Dall’altro le possibilità senza confini date dalle risorse di natura, destinate a biodegradarsi ritornando al loro habitat naturale.
Già, perché il vetro nasce dal silicio (sabbia, per i meno ferrati) e l’alluminio dalla bauxite (roccia sedimentaria). Non inquinano e – come se non bastasse – proteggono con la loro inerzia e resistenza la ricchezza delle nostre formule.
Avete mai consumato olio o vino da bottiglie di plastica? Probabilmente no, e il motivo è semplice: la naturalità, se reale, va preservata. Vetro e alluminio sono la chiave per farlo.
Last but not least: l’artigianato di recupero che chiude il cerchio
Percorso il ponticello dei materiali senza fine, e varcata la soglia sagomata del nostro laboratorio manifatturiero Artigiano (Cosmoprof Edition), ecco che l’upcycling torna ad essere la parola d’ordine.
Qui, il primo impatto è col recupero totale dei flaconi Oway che, per qualche ragione, escono dalla nostra catena di confezionamento: vuoi per difetti estetici, vuoi per piccole non conformità che ne impediscono la commercializzazione... insomma, il vetro è una risorsa preziosa e, per quanto riciclabile, può anche assumere una nuova e maggiore utilità.
Presso Artigiano viene tagliato, molato e trasformato in Sorso, il nostro bicchiere ambrato. Il collo che risulta dalla lavorazione manuale viene frantumato, diventando polvere di vetro. Da questi frammenti, trae origine un altro oggetto di design, che è il porta saponetta Forma. Di fronte a loro, si stagliavano tanti altri complementi d’arredo che realizziamo a mano: li concepiamo per agevolare il lavoro in salone, ma anche per impreziosire ambienti domestici e professionali.
E per finire, il contatto con la materia.
All’interno della stanza abbiamo sfidato la percezione tattile dei nostri visitatori invitandoli a tastare dei materiali senza vederli, provando a riconoscerli. Piccoli cassetti della memoria, che hanno riavvicinato le persone a uno dei cinque sensi.
E che ci hanno aiutato a trasmetter loro l’importanza che in Oway riveste l’artigianato, il recupero, la scelta di materiali naturali come legno, vetro, metallo e terracotta.
Finisce qui il viaggio attraverso i nostri valori. Chissà che dopo il via vai delle esperienze fugaci non possa iniziare una conoscenza approfondita, tra noi e chi ha a cuore i nostri stessi obiettivi...
Noi ci speriamo: a favore del pianeta e a beneficio delle persone che lo abitano.